27 settembre 2011

Maroni ti ha richiesto l'amicizia

Dal Vernacoliere di ottobre

Un paio di mesi fa alcuni dirigenti della polizia postale sono volati in California per raggiungere un accordo con i vertici di Facebook grazie al quale potranno setacciare il social network in lungo e in largo senza chiedere l'autorizzazione alla magistratura. L'accordo è in linea con la riforma della giustizia auspicata da Berlusconi, riforma che prevede per i magistrati un graduale ridimensionamento della loro funzione in attesa che il Pdl riesca a far passare il decreto che li renderà finalmente fuorilegge. Ufficialmente l'accordo permetterà di contrastare più efficacemente la diffusione di materiale pedopornografico, le truffe telematiche e soprattutto la creazione di falsi profili vip, piaga che colpisce duramente alcune categorie lavorative del nostro Paese. Infatti, secondo il dott. Dlin Dlon, presidente dell'ordine nazionale degli stalker italiani, i falsi profili vip avrebbero causato ingenti danni morali ed economici agli iscritti all'albo che, ritenendo genuini i profili in questione, avrebbero bruciato circa 45.000 ora annuali di molestie privandone i veri destinatari che per di più, sentendosi trascurati, si sono rivolti a professionisti stranieri.In sostanza, durante le indagini, le forze dell'ordine avranno carta bianca per spulciare i nostri profili a loro discrezione e senza informarci. Ma questa non è proprio una novità. E' da tempo che i social network vengono scandagliati a fondo dagli inquirenti per ricostruire spostamenti e verificare alibi nei fatti di cronaca nera come il caso Scazzi, l'omicidio di Melania Rea o il passaggio di Scilipoti nel lato oscuro della Forza. E la nostra privacy? A tal proposito il garante ha tranquillizzato l'opinione pubblica affermando che non ci sono rischi. Almeno questo è quanto ha dichiarato la polizia postale rendendo pubblico un messaggio privato che il garante della privacy aveva mandato al suo ortolano. Lo stesso ministro Maroni ha voluto dire la sua: “Il piano originario prevedeva l'utilizzo di un agente di polizia fisicamente vicino ad ogni fruitore di FB per monitorarlo costantemente ogni volta che questi accedeva al social network; secondo i nostri esperti, però, il fiato dell'agente sul collo dell'utente avrebbe potuto insospettire gli spiati e farli soprassedere nei loro intenti criminali. Per questo motivo abbiamo deciso di spiarvi dalle caserme: sia perché in questo modo voi avrete l'illusione di essere liberi, sia perché così possiamo tenere liberi gli agenti e utilizzarli nelle vere emergenze del Paese: fare da staffetta alle troie dirette ad Arcore”.


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