2 settembre 2014

Non è vero, ma ci credo

La macumba inflittagli da papà Kyenge lo ha messo al tappeto. Dopo le sei operazioni chirurgiche, le due soste in rianimazione e una in terapia intensiva, la morte della madre e la frattura di due dita e due vertebre, Calderoli non è più lo stesso.
Un sabato mattina qualunque ha incrociato un napoletano (riconoscibile a distanza dall’afrore e dai movimenti chiaramente sospetti) e si è trattenuto dall’invitarlo a far ritorno in Africa per paura che anche i suoi antenati potessero scagliargli addosso una macumba terrona, di quelle terribili: e se una mattina si fosse svegliato con la parlata di Massimo Troisi? E se i suoi lineamenti gentili improvvisamente avessero virato verso sud trasformandolo nel sosia del Tartufon? Meglio non rischiare, tirare dritto e fare finta che i napoletani siano persone normali.
Stesso copione con i musulmani e con i negri: profilo basso e parole di distensione. Calderoli ha implorato il ritiro della macumba o almeno il numero di un buon esorcista, ma al momento nessuno si è fatto vivo; il miglior candidato sarebbe il religioso che sta provando a liberare da anni il Pd dall’oscura presenza di D’Alema, ma pare che ne abbia ancora per un po’.

Da "Veleno", inserto satirico di Libero

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