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Nello scantinato polveroso di un anonimo edificio iracheno è stato ritrovato un documento eccezionale: un brano inedito e clamoroso delle memorie di Abdul-Qaadir Blowjob, già segretario particolare di Saddam Hussein, in cui sono svelati i retroscena dell'invasione del Kuwait.
Svolgevo da alcuni mesi servizio a Bagdad in qualità di assistente del capo di gabinetto di Saddam Hussein; le mie mansioni erano quelle proprie di un segretario: organizzare incontri con la stampa, assicurarsi che le matite avessero tutte la punta e soddisfare le voglie sessuali del mio capo. La mia solerzia fu segnalata al Rais che mi volle subito come suo segretario particolare. I miei compiti naturalmente cambiarono radicalmente rispetto ai precedenti: ora mi interessavo del reclutamento dei sosia, dello smistamento della posta dei fans e di innaffiare quotidianamente le piantine di marijuana sul terrazzo presidenziale. Da qualche settimana nel palazzo si vociferava dell’intenzione di Tarek Aziz di tingersi i capelli e i baffi di un nero più scuro rispetto al colore usato da Saddam. Erano voci preoccupanti perché la determinazione di Aziz era nota a tutti. Saddam non la prese bene, ma decise di usare comunque una certa diplomazia nonostante avrebbe potuto mettere ai ferri il suo ministro senza tanti complimenti. Aziz notò subito lo strano comportamento di Saddam nei suoi confronti, specialmente quando senza apparenti motivazioni il Rais si toglieva il basco e iniziava a pettinarsi con ostentazione davanti a lui fissandolo con una strana luce negli occhi: era un segnale chiaro, Saddam sapeva. Tarek Aziz si confidò con i suoi collaboratori più stretti per valutare se fosse ancora il caso di tingersi i capelli e i baffi dopo quella chiara minaccia da parte del presidente: si decise di soprassedere e quando Aziz si presentò al cospetto di Saddam con la solita capigliatura grigiastra tutti tirarono un sospiro di sollievo. Il potere di Saddam aveva dato l'ennesima prova di forza. Gli americani subirono il colpo perché le voci sulla tinta di Aziz erano state riferite dalla Cia e il Pentagono aveva sperato in un rovesciamento interno del regime: i capelli di Aziz erano considerati più moderati rispetto a quelli di Saddam: Bush convocò immediatamente il suo staff chiedendo informazioni precise sulla tintura attualmente usata dal leader iracheno e di quali effettive proprietà fosse dotata. Saddam intanto si godeva il suo successo interno ricevendo attestati di stima da parte di tutto il mondo arabo; unica eccezione lo sceicco del Kuwait che, in occasione di una parata militare per la presentazione delle divise autunno-inverno, ostentò una rigogliosa capigliatura di un vistoso biondo paglia scatenando l’ira del nervoso vicino iracheno. L’invasione del Kuwait era la logica conseguenza per Saddam che non concepiva altre risposte alle provocazioni. Io stesso cercai di convincerlo che lo sceicco kuwaitiano aveva solo voluto stuzziacarlo e che quei capelli non potevano essere suoi ma che erano chiaramente il frutto della collaborazione con estetisti anglo-americani: era ovviamente una trappola dei sevizi segreti occidentali. Lo sconsigliai inoltre di invadere il Kuwait perché con quell’azione il bulbo del Rais si sarebbe per forza di cose indebolito e il mondo arabo si sarebbe paurosamente diviso e interrogato assistendo all’improvviso declino della sua chioma. Saddam era deciso e iniziò ad ammassare truppe ai confine del Kuwait: i consulenti americani segnalarono i movimenti iracheni a Bush ma il presidente, che era stato altresì informato della situazione dei bulbi di Saddam, si disse tranquillo perché reputava quell’azione solo una mossa dimostrativa per debellare le ultime voci all’interno del palazzo che volevano Aziz in possesso di una nuova tintura color mogano ramato. Si sbagliava. In quei giorni Saddam si pettinava con una certa frequenza e anche durante un incontro con Arafat scrollò improvvisamente più volte il capo per saggiare le effettive proprietà della sua criniera: era la prova generale dell’invasione. I confini del Kuwait furono oltrepassati pochi giorni dopo tra lo stupore del mondo occidentale. Le consultazioni internazionali furono numerose e febbrili ed anche esponenti del mondo arabo invitarono Saddam a rinunciare nel suo intento lodando la lucentezza e l’equilibrio della sua criniera. Saddam era però saldo nel suo proposito: lo sceicco del Kuwait aveva una capigliatura che di diritto spettava al popolo iracheno. La reazione internazionale non si fece attendere e la guerra di liberazione del Kuwait fu brevissima, ma per qualche strano motivo Saddam Hussein non fu destituito: gli alleati decisero di lasciarlo nonostante tutto al suo posto. Secondo indiscrezioni filtrate dalla Casa Bianca, Bush non volle appoggiare il colpo di stato perché il Rais aveva ancora un tipo di cuoio capelluto adatto a favorire gli interessi americani in medio oriente. Nonostante lo smacco subito, il carisma di Saddam in Iraq era rimasto integro e nessuno osava mettere in discussione la sua leadership come dimostrano le capigliature dimesse dei suoi generali durante le riunioni del sabato sera. Ci fu un unico caso, cui assistetti personalmente, in cui un generale mostrò un paio di ciocche biondo platino al suo cospetto: senza tante cerimonie fu rapato a zero da Saddam in persona davanti a tutto il consiglio.
2 commenti:
I contenuti non li discuto, ma graficamente "non si può guardare".
Si consiglia l'intervento di un amico grafico.
cioè template del blog, colori e tutto il resto?
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