La macumba inflittagli da papà Kyenge lo ha messo al tappeto. Dopo le sei operazioni
chirurgiche, le due soste in rianimazione e una in terapia intensiva,
la morte della madre e la frattura di due dita e due vertebre,
Calderoli non è più lo stesso.
Un sabato mattina
qualunque ha incrociato un napoletano (riconoscibile a distanza
dall’afrore e dai movimenti chiaramente sospetti) e si è
trattenuto dall’invitarlo a far ritorno in Africa per paura che
anche i suoi antenati potessero scagliargli addosso una macumba
terrona, di quelle terribili: e se una mattina si fosse svegliato con
la parlata di Massimo Troisi? E se i suoi lineamenti gentili
improvvisamente avessero virato verso sud trasformandolo nel sosia
del Tartufon? Meglio non rischiare, tirare dritto e fare finta che i
napoletani siano persone normali.
Stesso copione con i
musulmani e con i negri: profilo basso e parole di distensione. Calderoli ha implorato il
ritiro della macumba o almeno il numero di un buon esorcista, ma al
momento nessuno si è fatto vivo; il miglior candidato sarebbe il
religioso che sta provando a liberare da anni il Pd dall’oscura
presenza di D’Alema, ma pare che ne abbia ancora per un po’.
Da "Veleno", inserto satirico di Libero
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