23 dicembre 2011

Merry Crisi!

Articolo natalizio dal mio blog sul sito de "Il Fatto Quotidiano"

Capisci che Natale è alle porte quando Berlusconi la smette di infrangere la legge per un paio d'ore e va a presentare il libro di Bruno Vespa. I libri di Vespa hanno anche un altro difetto oltre a quello di rivalutare le pagine di Fabio Volo: quello di far sembrare i roghi di libri come una pratica auspicabile.

A Natale siamo tutti più buoni, più disponibili e sensibili. Anche per colpa della crisi. In questi giorni Scilipoti abbassa il suo prezzo di listino del 15%, i calciatori vendono le partite con il 3x2 e il 


Santo Padre rinuncia alle posate incastonate di diamanti e mangia lo zampone solo con quelle d'oro.

A proposito, Ratzinger si è molto incuriosito vedendo per strada tutti i vari presepi. E' rimasto così colpito che ha chiesto a Padre Georg di cercare su Google chi fosse quel bambino nella mangiatoia.

La Fornero si commuove pensando ai sacrifici che dovrà affrontare Babbo Natale per consegnare i regali ai bambini delle famiglie benestanti: con le strade intasate dai precari in cerca di un secondo lavoro non sarà facile per lui raggiungere in tempo le case di tutti i parlamentari. Poverino, con questo freddo! E poi i cassaintegrati che gli trainano la slitta non hanno la stessa potenza muscolare degli extracomunitari usati nei natali passati.

Per il Santo Natale la figlia di Tom Cruise ha ricevuto dal papà regali per 130.000 dollari. Quando l'ha saputo, Alessandra Mussolini si è indignata pubblicamente: “Gli andrebbe tolta la patria potestà! Una cifra folle: la figlia sarà costretta al suicidio con quei quattro spiccioli!”

Piaccia o non piaccia, il Natale è un giorno speciale: è l'unico giorno dell'anno in cui i leghisti brindano alla nascita di un extracomunitario. Anche Borghezio alza il calice con un sorriso, ma solo perché sa che quell'extracomunitario camperà solo trentatré anni.


(Nella foto la Fornero in lacrime al pensiero che la figlia della Gelmini rischia di ricevere i doni di Natale non prima del 27 dicembre)

20 dicembre 2011

Sì, in questo post c'è una foto con tette

Un po' di battute sciolte, alcune delle quali pubblicate su "Acido Lattico"

Sono andato al cinema per l’ultimo film di Cristian De Sica; sono morto dalle risate già al botteghino: volevano dei soldi per farmi entrare (Silvio Di Giorgio)

Dopo 9 anni gli Usa annunciano di aver finito di fare il pieno in Iraq (Silvio Di Giorgio)

Natale è l'unico giorno dell'anno in cui i leghisti brindano alla nascita di un extracomunitario (Silvio Di Giorgio)


La settimana prossima i benzinai resteranno chiusi 3 giorni per dare tempo agli automobilisti di procurarsi altri soldi (Silvio Di Giorgio)

Dell'Utri assolto dall'accusa di estorsione. "Sono felice, la condanna avrebbe potuto rovinarmi la reputazione". E' un reato troppo lieve? (Silvio Di Giorgio)

La Cucinotta ha detto che la sua carriera d'attrice è stata ostacolata dal suo fisico? E' come se Dell'Utri dicesse che la sua carriera politica è stata ostacolata dalla mafia. (Silvio  Di Giorgio)

Il Papa dice basta alla pornografia su internet per dedicarsi a tempo pieno alla religione (Silvio Di Giorgio)

Sui giornali di oggi solo falsità”, ha dichiarato Berlusconi sui giornali di oggi. (Silvio Di Giorgio)

Tagli allo spettacolo. Ci sono così pochi soldi che nel prossimo film De Sica potrà scoreggiare solo nel primo tempo. (Silvio Di Giorgio)

Berlusconi sereno al processo Mills: "Ho già preparato la linea difensiva: è parcheggiata dietro casa con il motore acceso". (Silvio  Di Giorgio)

Il medico di Michael Jackson condannato a 4 anni per omicidio colposo.
Dottore, è vero che ha cercato di salvare Michael come nella scena di Pulp Fiction?”
“Sì, mi hanno detto di provare come nel film, ma è stato tutto inutile”
“John Travolta inietta adrenalina direttamente nel cuore di Uma Thurman e la salva: cosa è andato storto con Michael?”
“Cazzo, era QUELLA scena?!?” (Silvio Di Giorgio)

2 dicembre 2011

La Metamorfosi di Matteo R.

Dal Vernacoliere di dicembre


Matteo R. , destandosi un mattino da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in Massimo D'Alema. Sotto al naso gli erano spuntati due folti baffi insieme ad una sfrenata voglia di demolire il Pd dall'interno. Come era potuto accadere? Trasformarsi in qualcosa di così ripugnante...e poi se doveva trasformarsi in qualcosa di ripugnante perché proprio in D'Alema e non in Bersani che era pure calvo? Mentre questi interrogativi mettevano a dura prova la sua ragione, i familiari cercavano di forzare la porta della sua stanza, preoccupati che alle otto di mattina Matteo R. non avesse ancora partecipato a qualche trasmissione televisiva. “Non entrate, vi prego! Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni. La sinistra di per sé è un male. Soltanto l'esistenza della destra rende questo male sopportabile”. La porta smise di vibrare, ed i tonfi delle spalle che cercavano di aprirsi un varco cessarono all'istante di riempire l'aria per lasciare spazio alle urla della madre: “Cosa succede là dentro? Perché vaneggi come D'Alema!? Hai di nuovo mangiato al Mc Donald's?”
Il breve silenzio che seguì permise a Matteo R. di illuminare la sua mente, forse una spiegazione esisteva. La visita ad Arcore fatta tempo prima aveva innaffiato un seme che lentamente era germogliato fino a sbocciare nella notte precedente. Pochi minuti dopo, i colpi ripresero a calare sulle assi di legno della porta con forza assai maggiore dei precedenti, i cardini cedettero e non fu più possibile ignorare la realtà: Matteo R. era un nuovo Massimo D'Alema. “Mamma, io sono un uomo di sinistra ragionevole che cerca di impegnarsi per il bene del Paese”. Matteo R. portò sconcertato le mani alla bocca dopo che dalle sue labbra erano uscite queste parole che in piena autonomia e senza che lui le avesse pensate erano scese dal cervello fino alle corde vocali. Nanni Moretti, dritto su una scala, si affacciò alla finestra cercando di urlare “Matteo, dì qualcosa di sinistra!”, ma prima di riuscirci cadde all'indietro colpito al volto da una delle mele che il padre di Matteo R. stava scagliando contro il figlio. La porta si richiuse per sempre. Nessuno volle più saperne di Matteo R. che nel frattempo si era abituato a vivere la vita da D'Alema nel chiuso delle sue quattro mura. La madre piangeva ogni volta che attraverso le pareti sentiva Matteo R. discorrere da solo con quella voce soporifera comparsa insieme ai baffi quella tragica mattina...


(Nella foto: la reazione di Matteo Renzi al risveglio davanti allo specchio)

28 novembre 2011

Memorie di una banconota

Da Scaricabile #3

Frammenti del diario di una banconota di 200 euro datati novembre 2011. In quegli anni, prima che le transazioni fossero concluse con i tappi di coca cola (dal 2032) e poi con i tappi di coca cola light (dal 2098, a causa dell'obesità mondiale), la moneta corrente si chiamava Euro, in onore dell'Europa, quell'antica regione che oggi occupa circa 2/3 del territorio del Vaticano.

Sono una banconota. Ho vissuto mesi interi in un caveau di Milano insieme a migliaia di miei simili. Quando la Guardia di Finanza veniva a cercarci non dovevamo fare altro che fischiettare e guardare da un'altra parte per fargli credere che non eravamo lì ma in qualche paradiso fiscale. E loro ci cascavano. Un biglietto da 200 euro, uno che la sa lunga, mi ha detto che era merito di un giochino chiamato scatole cinesi.

Era strano fare quella vita; prima di stabilirmi a Milano passavo di mano in mano, giravo il mondo, vedevo posti sempre nuovi e facevo muovere l'economia. Poi il letargo. Forse il nuovo tizio che mi possedeva aveva così tanti soldi da non sapere neppure di avermi. Oppure semplicemente non pagava in contanti ma regalando ministeri.

Una mattina di dicembre dell'anno scorso, però, mi sono risvegliata in un'altra casa: ora mi trovavo sul conto corrente di un onorevole che aveva barattato la sua fedeltà per me e per una manciata di mie sorelle. Mi vergognavo a stare con lui; per fortuna quella stessa sera è andato a puttane per festeggiare la sua “promozione” e mi ha ceduto ad un altro padrone. Da una puttana ad un'altra puttana.

Qualche giorno dopo mi sono svegliata tutta intorpidita, come se mi avessero arrotolato su me stessa; ero ricoperta di una polverina bianca ed avevo tracce di muco sui bordi. Non capivo dove mi trovavo; quando ho ripreso conoscenza ho capito di essere in Grecia perché un tizio stava per pulirsi il culo su di me: diceva che non valevo più niente. Anche se a pensarci bene poteva tranquillamente essere l'Italia... Mi ha risparmiata perché anche lui alla fine mi ha barattato con una scopata.

Non so come, ma poi finisco in Vaticano. Bene, mi dico, adesso potrò fare del bene a chi ne ha bisogno. E invece mi ritrovo coinvolta in una speculazione segreta dello Ior. Armi, riciclaggio...Pensavo che il Vaticano fosse cambiato da quella volta che ho passato 3 ore nella cassetta delle offerte accanto alla tomba di Renatino De Pedis nella chiesa di S. Apollinare. Mi sbagliavo.

Sono di nuovo accalcata in una pila di banconote. Sento che sono già stata in quel posto, l'odore è lo stesso. Sì, è il caveau di Milano. L'unica differenza è che ora ci sono più banconote. Una sera esco insieme ad altre compagne, ci infilano nel cassetto di una villa dal cui scantinato arrivano urla sguaiate di una festa. Sicuramente si tratta di una cena per bene. La busta in cui mi infilano viene prelevata a tarda notte e consegnata ad una ragazza. Capisco solo queste parole: “Mi raccomando, per tutti sei la nipote di Mubarak, non fare cazzate!”.

Adesso dove mi trovo? Non so come mai, ma dopo tanti giri sono di nuovo ritornata nello stesso caveau. Gira e rigira ritorno sempre qui. Ritorniamo tutte sempre qui. A novembre ero destinata a partire per una compravendita di parlamentari in vista di non so quale votazione, ma stavolta mi hanno rifiutato. Pare che il mio padrone non sia in tiro come una volta... Domani dove sarò? Non so...l'unica voce che gira è che da domani anche il mio padrone dovrà ricominciare a pagare con le banconote: i ministeri sarà qualcun altro a regalarli.

22 novembre 2011

Mara Carfagna: il metro politico

Da Il Male di Vauro e Vincino #7 una leggiadra vignetta sulle doti dialettico-politiche di Mara Carfagna.


Lo so, è un montaggio molto alto come contenuto, magari qualcuno non lo capirà, ma con un piccolo sforzo anche i lettori del Giornale potrebbero arrivarci. Non tutti, ma qualcuno sì. I leghisti possono mandarmi una mail e sarò lieto di spiegargliela.






LEGGI TUTTO QUELLO CHE HO SCRITTO SU MARA CARFAGNA.
















14 novembre 2011

Brevissime

Dal Vernacoliere di novembre. Che sarebbe questo mese qua.


Gli angeli
Gli angeli esistono. Lo so perché lo ha detto il Papa. I Papi sono infallibili, non sbagliano mai un colpo: se fosse stato Giovanni Paolo II a sparare ad Ali Agca lo avrebbe centrato in mezzo agli occhi. Anche perché allora aveva ancora la mano ferma. Gli angeli non vivono solo nella nostra fantasia come i draghi, gli unicorni o Berlusconi che raggiunge il quorum senza comprare deputati. Gli angeli esistono davvero ed esistono perché Dio ha bisogno di loro: da solo non ce la farebbe mai a contare tutti i soldi dell' 8X1000. Nonostante il duro lavoro degli angeli, il Signore non è molto contento e vorrebbe spostare il Paradiso a Detroit dove pagherebbe meno tasse e non avrebbe sul collo il fiato dei sindacati. Ma questa è un'altra storia.


In Minzolini veritas
Il Tg1 continua a perdere spettatori alla stessa velocità impiegata dai neutrini per percorrere il tunnel dal Cern al Gran Sasso. Neanche Capezzone crede più a quello che dice Minzolini, ma il direttore le sta provando tutte per risultare più credibile. Nell'ultimo editoriale si è presentato ai telespettatori affermando che “Anche io so dire la verità. Per questo ho deciso di recitare la tabellina del 4”. Fino a 4x7 tutto ok, ma al 4x8 è crollato e ha urlato tra le lacrime “35!”. Nonostante tutto io continuerò a guardarlo. Almeno fino a quando i secondini non si decideranno a farmi aggiustare quel cazzo di telecomando.


Tutta colpa della porchetta
Bersani non si dà pace. Al banchetto della festa del Pd lo avevano visto: “Gigi, molla quei bruscolini e vieni a fare la X contro il “porcellum”. Lui aveva salutato sorridente: “Busoni, vado a svuotare la biscia e torno, sorbole!”. Due ore dopo, mentre stava dando due monetine ad un mendicante disteso davanti al tiro a segno, gli venne in mente la parola “porcellum”, ma non ricordando bene a cosa si riferisse pensò che fosse solo voglia di un panino con la porchetta. Lasciate a Bertinotti altre 5 monetine andò al chiosco dei panini. E la sua unica X di quella settimana fu per Bologna-Sampdoria.

2 novembre 2011

Non tutte le ciambelle...


Da "Il Male di Vauro e Vincino" # 4 del 28 ottobre. Ecco come i posteri ricorderanno la caduta dei regimi più folli dell'ultimo secolo. Escluso quello di Maria De Filippi a Canale 5 che non avrà mai fine.

Clicca con fervore l'immagine per ingrandirla



Ps
No, su questo sito non troverai nulla riguardante il video porno di Belen Rodriguez: al massimo potrai vedere una tetta di Angela Sozio. Mi dispiace.











30 ottobre 2011

Bersani Restyle

Articolo pubblicato sul mio blog a forma di nespola sul sito de "Il Fatto Quotidiano"


Punto A
Noleggiare un'auto blu con lampeggiante ed autista, dirigersi a Viale Mazzini e fermarsi davanti al cancello della Rai fingendo di chiedere un'informazione stradale al custode. Quando Pippo Baudo si sarà avvicinato, abbassare il finestrino in modo che si vedano bene le tre escort accalcate sui sedili posteriori. Il piano va eseguito a notte fonda per evitare che Baudo si accorga che si tratta di bambole gonfiabili. Una delle bambole va gonfiata di meno rispetto alle altre due in modo da farla sembrare minorenne.

Punto B
Fare il pieno di benzina al furgoncino del partito e tenerlo pronto: appena si avrà avuto notizia di un terremoto (di qualunque entità) sarà necessario recarsi di corsa nella zona colpita dal sinistro e confortare la popolazione. Non disponendo di sufficiente liquidità per regalare dentiere agli anziani, munirsi di cibo già masticato da regalare ai terremotati. Se non dovessero verificarsi terremoti degni di nota assumere Bondi come custode in qualche condominio e aspettare: tempo 5 giorni e l'edificio andrà giù anche se costruito dopo il '90.

Punto C
Telefonare in diretta a TeleCapri e lamentarsi pubblicamente di come la signora Nunzia, proprietaria dell'omonima lavanderia sita in Via Armeni 47 gli abbia stirato male il vestito buono, ovviamente di proposito, perché prezzolata dalla magistratura politicizzata. Non aspettare la replica e chiudere il telefono in faccia al presentatore. Prima di comporre il numero, per evitare che la linea cada sul più bello, assicurasi che Fassino non abbia di nuovo consumato tutto il traffico del telefonino di partito per sapere se finalmente ha una banca o meno.

Punto D
Fare amicizia con qualche dittatore per guadagnare prestigio internazionale. Berlusconi ha già preso tutti i migliori: bisognerà ripiegare sulle seconde scelte o sui dittatori più anziani. Altra discriminante è la distanza: poiché tutti i fondi del partito sono stati impiegati nel pieno di benzina e non ci sono abbastanza soldi per andarli a trovare a casa loro, sarà necessario selezionare solo quei dittatori che si accontenteranno di essere amici di penna. Se i nomi selezionati non saranno disponibili telefonare a Villa S.Martino e chiedere a Berlusconi se vuole fare amicizia.

Se questi punti dovessero tutti fallire, sarà necessario ricorrere all'espediente usato da Berlusconi: fare incazzare ancora di più Veltroni e farsi lanciare in bocca una statuina del Duomo.

15 ottobre 2011

Bordello Berlusconi


Dal dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano

Mentre tutti parlano solo del bordello argentino dedicato al nostro premier, pochi sanno che in realtà Palacio Berlusconi sorge in un quartiere a luci rosse che ospita altri locali altrettanto trasgressivi: sono andato in Argentina a testarli per voi.

Palacio Gelmini
Una volta percorso l'enorme corridoio (lungo più o meno quanto quello che collega il Cern al Gran Sasso), ci si rende subito conto che all'interno non c'è nessun dipendente: tutti licenziati o emigrati all'estero a causa dei tagli del personale. Vi consiglio di non presentarvi senza una scala perché le uniche escort ancora disponibili sono sul tetto a protestare. La tenutaria è chiaramente una prestanome: non ha la più pallida idea di come si gestisca un locale del genere.

Palacio Pd
Appena entrato mi sono subito sentito come Robert De Niro nella fumeria d'oppio di C'era una volta in America. Nessuno che si agita, nessuno che protesta. Nessuno che si muove. Con molta fatica sono riuscito a svegliare il direttore di sala; gli ho chiesto che servizi offrisse la casa:
A noi non piace Palacio Berlusconi”
Ok, ma cosa offfrite?”
A noi non piace Palacio Berlusconi”
Ho capito, ma avrete una specialità, un'idea vostra!”
No, senor. A noi non piace Palacio Berlusconi”
Un consiglio: non metteteci piede finché non sarà cambiata la gestione.

Palacio Mastella
Dedicato agli scambisti più fantasiosi, il Palacio Mastella vi permetterà di provare tutte le posizioni possibili senza alcuna vergogna. Potrete farlo a destra, a sinistra, al centro, poi di nuovo a destra, poi a destra e a sinistra contemporaneamente. Il locale è gestito da una simpatica coppia di connazionali scappati in Sud America per i continui problemi con la giustizia, Sandra e Clemente, che faranno di tutto per non farvi avere nostalgia dell'Italia commettendo davanti ai vostri occhi tutti quei piccoli reati, intrallazzi e magheggi che tanto ci fanno amare il nostro Paese.

Palacio Lega Nord
Avrei voluto farvi un bel resoconto perché chi c'è stato mi ha detto che fanno robe assurde, ma non sono riuscito a trovarlo. Quando ho telefonato per prenotare mi hanno detto di recarmi in via Padania. Ho girato mezza città, ho chiesto in giro: nessuno che sapesse dirmi dove si trovasse. Due sono le cose: o sono io ad aver capito male l'indirizzo o questa via Padania non c'è. A pensarci bene credo che sia colpa mia perché non si può essere così coglioni da inventare una via che non esiste.

Palacio Giovanardi
La mia impressione è che il gestore si sia fatto un acido nel '79 e non che non sia più tornato dal viaggio. Qualunque cosa accada dice che è colpa della droga e invoca test a tutto spiano. Una cameriera fa cadere un bicchiere? Test antidroga. Paghi in contanti l'ordinazione? Test antidroga. Ti viene duro perché la spogliarellista che hai davanti ti sta strusciando le tette in faccia? Test antidroga. La Borsa crolla? Test antidroga. Bocciato senza appello.

Palacio La Russa
Il sado-masochismo più selvaggio troverà pieno sfogo in questo locale ricavato da un carro armato tuttora funzionante. Se sopravviverete al campo minato che precede l'ingresso vi do un consiglio: se volete davvero toccare punte di piacere estremo travestitevi da giornalisti non omologati e provate a fare al direttore un paio di semplici domandine: vi afferrerà per il bavero della giacca e vi sbatterà fuori dal locale. Con un piccolo extra vi prenderà a calci dicendo che avete iniziato voi.

Palacio D'Alema
Inutile perdere tempo: appena entrato mi sono subito accorto subito che il portone non era altro che un ingresso secondario di Palacio Berlusconi.


27 settembre 2011

Maroni ti ha richiesto l'amicizia

Dal Vernacoliere di ottobre

Un paio di mesi fa alcuni dirigenti della polizia postale sono volati in California per raggiungere un accordo con i vertici di Facebook grazie al quale potranno setacciare il social network in lungo e in largo senza chiedere l'autorizzazione alla magistratura. L'accordo è in linea con la riforma della giustizia auspicata da Berlusconi, riforma che prevede per i magistrati un graduale ridimensionamento della loro funzione in attesa che il Pdl riesca a far passare il decreto che li renderà finalmente fuorilegge. Ufficialmente l'accordo permetterà di contrastare più efficacemente la diffusione di materiale pedopornografico, le truffe telematiche e soprattutto la creazione di falsi profili vip, piaga che colpisce duramente alcune categorie lavorative del nostro Paese. Infatti, secondo il dott. Dlin Dlon, presidente dell'ordine nazionale degli stalker italiani, i falsi profili vip avrebbero causato ingenti danni morali ed economici agli iscritti all'albo che, ritenendo genuini i profili in questione, avrebbero bruciato circa 45.000 ora annuali di molestie privandone i veri destinatari che per di più, sentendosi trascurati, si sono rivolti a professionisti stranieri.In sostanza, durante le indagini, le forze dell'ordine avranno carta bianca per spulciare i nostri profili a loro discrezione e senza informarci. Ma questa non è proprio una novità. E' da tempo che i social network vengono scandagliati a fondo dagli inquirenti per ricostruire spostamenti e verificare alibi nei fatti di cronaca nera come il caso Scazzi, l'omicidio di Melania Rea o il passaggio di Scilipoti nel lato oscuro della Forza. E la nostra privacy? A tal proposito il garante ha tranquillizzato l'opinione pubblica affermando che non ci sono rischi. Almeno questo è quanto ha dichiarato la polizia postale rendendo pubblico un messaggio privato che il garante della privacy aveva mandato al suo ortolano. Lo stesso ministro Maroni ha voluto dire la sua: “Il piano originario prevedeva l'utilizzo di un agente di polizia fisicamente vicino ad ogni fruitore di FB per monitorarlo costantemente ogni volta che questi accedeva al social network; secondo i nostri esperti, però, il fiato dell'agente sul collo dell'utente avrebbe potuto insospettire gli spiati e farli soprassedere nei loro intenti criminali. Per questo motivo abbiamo deciso di spiarvi dalle caserme: sia perché in questo modo voi avrete l'illusione di essere liberi, sia perché così possiamo tenere liberi gli agenti e utilizzarli nelle vere emergenze del Paese: fare da staffetta alle troie dirette ad Arcore”.


10 settembre 2011

Gheddafi? Doveva imparare da noi!

Per partire male dopo un'estate torrida e appiccicosa ecco un nuovo post dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano.

Hanno fatto il giro del mondo le ultime esternazioni di Gheddafi: “La Libia è un paese di merda”. Un autogol ancora più pesante se si pensa che, quando decise di scendere in campo per il bene del popolo libico, aprì il discorso dichiarando che “la Libia è il paese che amo”. Capisco che il colonnello sia un po' seccato perché il suo popolo si è mostrato immotivatamente irriconoscente dopo 40 anni di feroce dittatura e gli abbia scrostato l'oro dai cessi del suo bunker a colpi di granata, ma una frase del genere è inammissibile. Oltre ai reality e al precariato fino ai 78 anni è proprio questo che rende oggettivamente superiore il mondo occidentale, l'Italia in particolare, rispetto al mondo arabo: in un paese civile come il nostro un leader non si sarebbe mai permesso una sparata così grossa. Per non parlare della dignità della donna: nel mondo arabo le trattano da bestie. E' accertato che Gheddafi abbia violentato le donne che aveva assunto come guardie del corpo. Ma dico io, se a Gheddafi veniva duro solo con le divise poteva semplicemente organizzare qualche festino e affittare i costumi da poliziotto come si fa qui da noi. E senza ricorrere alla violenza! Sarebbe stato sufficiente promettere qualche posto al parlamento europeo o alla tv libica. Certo, c'era sempre il rischio di essere ricattato, ma uno con le sue risorse poteva tranquillamente permetterselo. Tanto, tutto quello che avrebbe speso lo avrebbe fatto ritornare in tasca con una finanziaria o facendo rientrare gratuitamente dall'estero, grazie ad un bel condono, i soldi che aveva occultato in qualche paradiso fiscale. Insomma caro Muammar, sei stato un minchione. Se avessi seguito questi piccoli accorgimenti a quest'ora saresti ancora con le mutande calate seduto sulla sua tazza d'oro a leggere Topolino e non in fuga verso il Niger rincorso da decine di processi a sfondo sessuale. Ad ogni modo nulla è ancora perduto del tutto, altrimenti il segretario del suo partito non avrebbe sfidato il ridicolo annunciando la sua candidatura per le elezioni libiche del 2013.

16 agosto 2011

I nuovi poveri

Dal Vernacoliere di agosto-settembre. Ci becchiamo ad ottobre con il nuovo numero!

L'intervista è di quelle dolorose, di quelle che si fa fatica a credere che siano state rilasciate in un paese industrializzato dove la dignità economica dovrebbe essere garantita a tutti, non solo ai docenti di religione. Incontriamo Arnaldo al termine del turno all'acciaieria in cui lavora ormai da diversi mesi. Eccolo che si sfila la tuta da operaio madida di sudore e lentamente si incammina con i suoi compagni verso l'uscita. Battista gli apre la portiera, poi l'auto blu parte a sirene spiegate verso casa. “Sono costretto ad arrotondare in acciaieria perché non si arriva a fine mese. Il ministro Rotondi ha colto nel segno: dopo aver pagato collaboratori vari, affitti e via dicendo, alle nostre famiglie restano solo 4000 euro che bastano a malapena a soddisfare i bisogni primari: idromassaggio a 56 velocità, corsi avanzati di ceramica, maneggio in collina e rubinetti del cesso in oro. Ci sono giorni in cui dobbiamo rinunciare alla carne di panda e ripiegare sul vitello. Per non parlare del nostro labrador che ha dovuto interrompere le sedute dallo psicologo perché non potevamo permettercene più di due a settimana”. La voce si rompe quando parla dei suoi figli. “Quando mia figlia è andata a scuola indossando per due giorni di fila lo stesso Armani ho creduto che non fosse poi così grave; voglio dire, magari le sue amichette avranno pensato che aveva semplicemente due Armani identici. Ma quando la Lamborghini di mio figlio è rimasta a secco a 50 metri dalla sua scuola elementare ho capito che dovevo fare qualcosa, dovevo rimboccarmi le maniche. Nathan ha ancora nelle orecchie le risate dei suoi compagni di classe che lo schernivano mentre l'autista gli spiegava che avrebbe dovuto camminare a piedi fino al cancello.” Arnaldo si fa forza dando un morso ad un tartufo di 2 kg accompagnato da un sorso di Borgogna del 1805 sorbito dal teschio di un cassaintegrato abruzzese. La macchina sfreccia nel traffico, la sirena e il colore dell'auto annullano per magia semafori rossi e sensi vietati, ma all'interno del veicolo il dramma continua. “Alcuni miei colleghi sono disperati. C'è chi la notte non va più a trans ed è costretto ad avere rapporti sessuali con le mogli. A volte persino con le proprie. Ma anche per quelli che non militano nell'Udc non va meglio: non tutti possono barattare il sesso con un posto in Parlamento o in un Consiglio regionale, devono mettere mano al portafogli e con 4000 euro al mese al massimo ci scappano due gemelle di cui solo una con le tette rifatte.” L'auto si ferma. Arnaldo scende, e dopo averci salutato sommessamente si avvia rassegnato in Parlamento dove avrà solo pochi minuti per mandare giù un pranzo di tre portate a meno di 5 euro, fare un salto gratis dal barbiere per poi andare a sedersi in aula e aspettare che passino 5 anni prima di ottenere una pensione mensile di 3000 euro. Coraggio, Arnaldo...

9 agosto 2011

Bologna, una commemorazione inutile.

Dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano.

Per il secondo anno consecutivo il Governo diserta la commemorazione della strage di Bologna. Non c'entrano i fischi, non c'entrano le contestazioni. O almeno non c'entrano come vogliono farci credere gli scribacchini di sinistra; e per una ragione molto semplice: se il Governo dovesse disertare tutti i luoghi in cui rischierebbe di essere spernacchiato vedremmo la Carfagna solo sui calendari, Borghezio solo nei casellari giudiziari, la Santanché solo al Billionaire e mai a manifestazioni pubbliche. La verità è che Berlusconi ce l'ha con i bolognesi. E per ottime ragioni. Come a causa del trattamento riservato nel 2009 a Sandro Bondi, ultimo rappresentante del Governo a presentarsi alla commemorazione, costretto dai fischi a scendere dal palco ancor prima di aver finito di leggere le sue poesie dedicate al premier. Un affronto intollerabile. Ma questo è stato solo l'ultimo motivo per cui Berlusconi ha deciso di non mandare più nessuno a dire cazzate a Bologna. Berlusconi è risentito soprattutto per la scelta della tempistica della strage. All'epoca era fresco di P2, sullo stendino di villa S.Martino le sue mutande erano appese vicino a quelle di un boss di Cosa Nostra e non aveva la necessità di scendere in campo per salvarsi il culo perché i politici che dovevano salvarglielo facevano bene il loro lavoro; insomma, una strage del genere all'epoca non gli serviva, era inutile. I bolognesi avrebbero dovuto rimandarla in modo che fosse organizzata non prima dell'anno scorso per distrarre l'opinione pubblica dagli scandali sessuali, dalla compravendita di onorevoli e dal disastro della manovra economica. Nel 1980 sarà certamente servita ad altri, ma non a Lui. I bolognesi avrebbero dovuto mettere da parte il protagonismo, la smania di apparire e seguire l'esempio degli abruzzesi che, nonostante la secolare sismicità del loro territorio, hanno pazientemente aspettato il periodo del G8 prima di organizzare un terremoto in grande stile e permettere così a Berlusconi di sfruttare degnamente la tragedia e farsi bello in mondovisione. Gli abruzzesi hanno offerto l'assist per una marchetta gigantesca che Bologna non ha voluto offrire. E allora perché mandare rappresentanti del Governo se il Governo non ci può guadagnare niente? Per promettere giustizia ai parenti delle vittime? Tanto nessuno abbocca più, e allora perché perdere tempo? Che i bolognesi la smettano di lamentarsi e facciano un po' di autocritica. E che serva di monito anche alle altre città: per il futuro aspettate il momento giusto se volete che il Governo venga alle vostre commemorazioni.

31 luglio 2011

Borghezio. Basta la parola.

La strage in Norvegia ha suscitato forti reazioni in tutti i paesi civili che fanno della tolleranza religiosa e della libertà culturale un vanto e una bandiera. Ma ora veniamo alle reazioni in Italia. Il custode del cimitero degli Allori a Firenze ha sentito strani rumori giungere dal campo santo, rendendosi infine conto che altro non erano che orgasmi multipli provenienti dalla tomba di Oriana Fallaci. I miagolii di piacere sono andati avanti tutta la notte; quando si è capito che non sarebbero cessati da soli è stato necessario ricorrere ad un esorcismo: chiamare Elio Germano e fargli leggere una serie di proposte di legge sui matrimoni gay. Magdi Allam è stato rinvenuto nella fontana di Trevi in stato di semi incoscienza, vestito solo di un orecchino a forma di intolleranza religiosa e sbronzo di acqua santa: secondo il medico che lo ha visitato saranno necessari 12 interventi di chirurgia plastica per ridurgli il sorriso. L'erezione invece sarà permanente. Per non parlare del Santo Padre, che ha chiesto ai suoi collaboratori se esistano o meno i requisiti per beatificare Breivik. Gli hanno risposto che se non si è fatto fotografare con Pinochet o se non ha salvato per anni dalla galera un delinquente come Marcinkus è dura: dovrà fare qualche altro miracolo. O un'altra strage. Quello che però mi ha più colpito è stato il linciaggio mediatico nei confronti di un personaggio scomodo come Mario Borghezio, da sempre impegnato nella difesa dei diversi e dei più deboli e non a caso membro della commissione per le libertà civili. Borghezio ha semplicemente affermato che alcune, non tutte ma solo alcune, idee di Brievik erano ottime. Ad esempio l'idea di usare il fertilizzante per costruire esplosivi. Secondo Borghezio si tratta di una pregevole idea che favorisce l'agricoltura perché una volta che l'esplosione ha fatto il suo dovere i terreni circostanti vengono automaticamente concimati. Meno buona l'idea di travestirsi da poliziotto. Questo tipo di travestimento è sconsigliato per le azioni all'aperto, in quanto è preferibile adottarlo esclusivamente in luoghi chiusi e provvisti di scale possibilmente scivolose. Dichiarazioni moderate come al solito, eppure in tanti hanno preso le distanze, persino i vertici della Lega che per criticare Borghezio hanno dovuto smettere di discriminare gli extracomunitari per qualche ora. Quando gli hanno spiegato che i norvegesi sono quasi tutti biondi e con gli occhi azzurri, Calderoli ha personalmente chiesto scusa alla Norvegia definendo “farneticazioni” le dichiarazioni del suo collega di partito: “Borghezio ha detto delle sciocchezze: come fa a definire ottime idee quelle di Brievik se in tutto quel casino non è riuscito a far fuori nemmeno un napoletano?”


13 luglio 2011

Scommettiamo che...?

Dal Vernacoliere di luglio.

Si allarga a macchia d'olio lo scandalo delle scommesse nel calcio, un mondo così sporco che a Coverciano stanno pensando di allestire corsi di aggiornamento per gli allenatori della mafia russa. Non è un caso che prima del 1987 Silvio Berlusconi fosse poco considerato; era un semplice iscritto alla P2 che aveva ospitato per anni un mafioso a casa sua: ha acquistato vera credibilità nella malavita solo dopo aver comprato il Milan. Vagonate di denaro mosso con transazioni illegali, contatti con la criminalità organizzata, continue intromissioni della (e nella) politica, morti sospette, sfruttamento della credulità popolare, scandali sessuali; se l'elenco avesse incluso anche una foto con Pinochet sembrerebbe la descrizione del Vaticano. Per quanto mi riguarda, il calcio e' uno sport che ho smesso di seguire dopo aver letto la biografia di Carlo Petrini; meglio i combattimenti all'arma bianca dei bambini-soldato imbottiti di polvere d'angelo: sono meno immorali. Uno dei capi cricca sarebbe Beppe Signori, uno che puntava su qualunque cosa. Era così schiavo del gioco che una volta scommise di riuscire a farsi espellere per due volte nella stessa partita. Quella volta perse: l'arbitro aveva scommesso con suo cognato che avrebbe espulso Signori tre volte prima del 90esimo. Per non parlare di Marco Paoloni, un portiere che taroccava le partite sciogliendo farmaci nelle bevande dei suoi compagni di squadra, a loro insaputa, per stordirli e farli giocare male come Felipe Melo. A loro insaputa? Magari ha usato lo stesso farmaco che hanno sciolto nel chinotto di Scajola quando lo hanno stordito per regalargli a sua insaputa la casa vista Colosseo. Comunque sia, con Paoloni si è ritornati a parlare anche di farmaci usati per condizionare le partite. Non necessariamente farmaci illeciti, sia chiaro. Tra integratori, ricostituenti e vitamine i calciatori sono veri e propri distributori ambulanti di principi attivi: Melissa Satta è guarita dalla faringite dopo un bacio con risucchio a Vieri. Poi ci sono anche i farmaci somministrati illecitamente, ma questo è un articolo sul calcio, non sulla Juventus. Dalle ultime intercettazioni pare che anche la camorra abbia giocato un ruolo di primo piano nell'addomesticamento di alcune partite di serie A, ma l'ufficio stampa del clan di Miano ha respinto le accuse minacciando azioni legali da parte dei propri avvocati per tutelare l'immagine del clan camorristico.

(Nella foto Beppe Signori pensa a come organizzare una scommessa che coinvolga un tostapane, un criceto, un ombrello rotto, un orefizio anale e 4 missili terra-aria)

21 giugno 2011

Ecco perché doveva vincere il NO!

Dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano

La vittoria del SI ha evidenziato per l'ennesima volta l'arretratezza e la provincialità degli italiani. Mentre nei paesi più avanzati come il Giappone si è scelto ormai da anni di affidarsi a tecnologie d'avanguardia che garantiscono, dopo lente e dolorose agonie, morti atroci ma moderne, in Italia si preferisce ancora ricorrere a metodi arcaici e superati (fumo, incidenti stradali, Michele Misseri) che non danno lustro alla nostra immagine. Il rifiuto del nucleare ci ha impedito di riconquistare lo spazio mediatico che meritiamo e di godere di quell'attenzione internazionale che abbiamo faticosamente guadagnato nel corso degli anni grazie alla qualità del nostro genio: la moda, l'arte, la pizza, Cosa Nostra. Grazie alla tragedia di Fukushima, il Giappone ha ricevuto un'attenzione senza precedenti che gli ha permesso di occupare le prime pagine di tutti i media del mondo senza portarsi a letto alcuna nipote di Mubarak. D'accordo, il Giappone deve ringraziare Madre Natura che gli garantisce terremoti spaventosi e tsunami hollywoodiani, ma l'Italia non avrebbe nulla da invidiare alle tragedie giapponesi se solo ci fosse stato da parte di tutti noi il coraggio di osare un po' di più. Il Governo e gli speculatori ce l'hanno messa tutta, ma al momento decisivo è venuta fuori la pigrizia dell'italiano medio. Nel nostro paese si verifica ogni anno uno scempio di risorse naturali che dovrebbe farci riflettere: il nostro sottosuolo è dotato di terremoti di ottima fattura che però al massimo vengono sprecati per radere al suolo paesini e case degli studenti. Per non parlare dei nostri costruttori. Abbiamo la fortuna di avere imprenditori coscienziosi che in zone sismiche tirano su edifici con sabbia di fiume; con l'aiuto della natura e la competenza tecnica delle nostre imprese edili avremmo potuto avere la prima tragedia nucleare nel giro di una quindicina d'anni.

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13 giugno 2011

Full Metal Bossi

Dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano

Il corteo di auto blu scortato dalle volanti sta facendo il suo ingresso a Villa S.Martino; è già entrato dal cancello principale senza che la vigilanza attivi alcun controllo quando all'improvviso il capo della sicurezza interna ferma tutto e si precipita a controllare chi occupi le auto. Si è ricordato di colpo che negli ultimi mesi il bunga bunga non si tiene più ad Arcore ma a Villa Gernetto a Monza, nella sede dell'Università delle Libertà e che perciò nelle vetture non possono esserci ragazze sconosciute, papponi e prostitute; è meglio controllare: potrebbero esserci persone oneste. Per di più maggiorenni. All'interno delle auto non ci sono igieniste dentali con mandati di perquisizione sexy, ma i vertici della Lega con Renzo Bossi, che il padre ormai porta sempre con sé da quando lo ha visto perdere i sensi nel tentativo di usare per la prima volta il congiuntivo: anche se dall'incidente è passata quasi una settimana non se la sente di lasciarlo solo. Entrati in casa, i leghisti fanno il punto della situazione e cercano di appianare le divergenze del post elezioni con Berlusconi e i suoi luogotenenti. La discussione si anima subito, ma i primi feriti possono essere soccorsi solo circa due ore dopo l'inizio del summit a causa del napalm sganciato da Maroni che ostacola l'atterraggio delle eliambulanze. Le sventagliate di mitra e le esplosioni al fosforo bianco provenienti dall'interno vengono interpretate dai giornalisti assiepati fuori come sintomatiche di un clima poco sereno tra Pdl e Lega. Alfano però, prima di perdere i sensi a causa di una bottigliata sferratagli alla nuca da Reguzzoni, ha il tempo di affacciarsi e dichiarare alla stampa che non c'è nessun contrasto, che il Governo arriverà a fine legislatura perchè l'alleanza tra Pdl e Lega è “collaudata e robusta”. Il suo corpo esanime è usato da Ghedini come sacco di sabbia. Berlusconi intanto riesce a respingere le pallottole grazie allo scudo di cerone, ma durante la ritirata inciampa su Renzo Bossi che poco prima era svenuto nel tentativo di usare il congiuntivo: Berlusconi riesce a scappare, ma Tremonti viene raggiunto e catturato da una ronda leghista. Per la sua liberazione Bossi chiede come contropartita l'apertura a Milano di uffici di rappresentanza di alcuni ministeri e la fucilazione immediata di Apicella. Il summit è durato circa tre ore e si è concluso solo quando i Caschi blu dell'Onu sono riusciti a stanare Calderoli da uno sgabuzzino con sei kg e mezzo di salsicce.

(Nella foto. Villa S. Martino al termine del vertice Pdl-Lega

28 maggio 2011

Geriatria e Costituzione

Questo mese esordisco sul Vernacoliere. Vengo presentato come "nota penna satirica", ma spero che dal prossimo numero Cardinali la smetta di prendermi per il culo. Ecco il pezzo uscito sul numero di Giugno: compratelo lo stesso, ci sono anche cose belle.



Remigio Ceroni ha agito di sua iniziativa, ci tiene a precisarlo. I vertici del partito non sapevano nulla della sua proposta di riformare il primo articolo della Costituzione. Certo, per correttezza ha provato ad avvisare Berlusconi, ma ha rinunciato quando gli hanno riferito che il premier stava rincorrendo la segretaria per tentare di farsela sulla scrivania: nel partito sanno quali sono le sue priorità politiche. Ad ogni modo, la riforma del primo articolo è necessaria. Bisogna mettere nero su bianco che il Parlamento viene gerarchicamente prima di tutti gli altri organi costituzionali. Anche prima del presidente della Repubblica. Ma quale golpe, quale colpo di mano! Il golpe già c'è stato anni fa. Qui si tratta semplicemente di un'operazione umanitaria. La triste realtà è che Napolitano è vecchio, l'artrite non gli permette più di firmare le leggi incostituzionali con la velocità e la spigliatezza di un tempo. La mano gli fa un male boia ma si vergogna di ammetterlo pubblicamente per paura di essere messo da parte e rimpiazzato da un presidente più agile e dal pelo più lucido e così ogni tanto, quando il dolore è più vivo, finge di avere dubbi sulla legge del momento e minaccia di prendere tempo per valutarla. In realtà sta solo aspettando che l'aulin faccia effetto. Nel Pdl lo sanno e vogliono aiutarlo. E allora diamo più potere al Parlamento, così il presidente della Repubblica non dovrà più affaticarsi a controfirmare le nostre leggi: facciamo tutto da soli! E' giusto regalare a Napolitano un po' di riposo: nel Pdl sanno cos'è la riconoscenza. L'opposizione ha subito pensato male arrivando a dire che in questo modo si starebbero mettendo le fondamenta per una dittatura della maggioranza come durante il fascismo. Sono così lenti a capire le cose che credono che le fondamenta debbano ancora essere messe... Inutile precisare che la modifica al primo articolo della Costituzione sarà valida finché Berlusconi non diventerà presidente della Repubblica. A quel punto ci sarà la riforma presidenziale, il primo articolo della Costituzione verrà nuovamente ritoccato e la “supremazia gerarchica” passerà definitivamente dal Parlamento al re Sole.

23 maggio 2011

Ciao, Clemente

Che riposi in pace. Dal mio blog su Il Fatto Quotidiano le ultime ore di vita di un uomo che ha speso i suoi giorni all'insegna della coerenza.

A Ceppaloni regna l'incredulità. Il neon con la scritta “Affittasi politico lunga esperienza prezzi onesti” che da anni sormonta il tetto di villa Mastella è spento per la prima volta. Non lampeggia più. Scilipoti si è già interessato per portarselo a casa ma concretizzerà l'offerta solo quando il suo carrozziere di fiducia gli dirà se è possibile installarlo sull'auto blu. Intanto la fila di questuanti che ogni giorno aspettava paziente il proprio turno davanti all'entrata dei servitori è allo sbando: un domestico ha appena annunciato che le raccomandazioni sono momentaneamente sospese e che verranno ripristinate non appena possibile. “Ancora non ci credo” dichiara in lacrime una Sandra Lonardo distrutta dal dolore mentre si asciuga gli occhi con un avviso di garanzia. “Stava bene; da settimane fantasticava sul come vendersi al miglior offerente in vista del ballottaggio Morcone-Lettieri. Era eccitato come un piromane cinese davanti ad un tibetano innaffiato di benzina: non era così felice dai tempi in cui fece trasferire De Magistris. De Magistris, sempre lui. A proposito della sua candidatura disse pubblicamente che si sarebbe suicidato se il magistrato fosse arrivato al ballottaggio. Lunedi sera eravamo tutti sereni nonostante il risultato. In fondo la sua era stata solo una promessa elettorale, quindi eravamo certi che non si sarebbe mai tolto la vita. A meno che qualcuno non gli avesse dato in cambio una poltrona. L'ho trovato io. Un vero choc: non tanto perché era morto, ma perché per la prima volta aveva mantenuto una promessa elettorale”.

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18 maggio 2011

Alla corte di Saddam


Da Out Of The Blue, l'unica rivista umoristica online che ti asciuga il sudore delle ascelle con una cannuccia. 

Nello scantinato polveroso di un anonimo edificio iracheno è stato ritrovato un documento eccezionale: un brano inedito e clamoroso delle memorie di Abdul-Qaadir Blowjob, già segretario particolare di Saddam Hussein, in cui sono svelati i retroscena dell'invasione del Kuwait.
Svolgevo da alcuni mesi servizio a Bagdad in qualità di assistente del capo di gabinetto di Saddam Hussein; le mie mansioni erano quelle proprie di un segretario: organizzare incontri con la stampa, assicurarsi che le matite avessero tutte la punta e soddisfare le voglie sessuali del mio capo. La mia solerzia fu segnalata al Rais che mi volle subito come suo segretario particolare. I miei compiti naturalmente cambiarono radicalmente rispetto ai precedenti: ora mi interessavo del reclutamento dei sosia, dello smistamento della posta dei fans e di innaffiare quotidianamente le piantine di marijuana sul terrazzo presidenziale. Da qualche settimana nel palazzo si vociferava dell’intenzione di Tarek Aziz di tingersi i capelli e i baffi di un nero più scuro rispetto al colore usato da Saddam. Erano voci preoccupanti perché la determinazione di Aziz era nota a tutti. Saddam non la prese bene, ma decise di usare comunque una certa diplomazia nonostante avrebbe potuto mettere ai ferri il suo ministro senza tanti complimenti. Aziz notò subito lo strano comportamento di Saddam nei suoi confronti, specialmente quando senza apparenti motivazioni il Rais si toglieva il basco e iniziava a pettinarsi con ostentazione davanti a lui fissandolo con una strana luce negli occhi: era un segnale chiaro, Saddam sapeva. Tarek Aziz si confidò con i suoi collaboratori più stretti per valutare se fosse ancora il caso di tingersi i capelli e i baffi dopo quella chiara minaccia da parte del presidente: si decise di soprassedere e quando Aziz si presentò al cospetto di Saddam con la solita capigliatura grigiastra tutti tirarono un sospiro di sollievo. Il potere di Saddam aveva dato l'ennesima prova di forza. Gli americani subirono il colpo perché le voci sulla tinta di Aziz erano state riferite dalla Cia e il Pentagono aveva sperato in un rovesciamento interno del regime: i capelli di Aziz erano considerati più moderati rispetto a quelli di Saddam: Bush convocò immediatamente il suo staff chiedendo informazioni precise sulla tintura attualmente usata dal leader iracheno e di quali effettive proprietà fosse dotata. Saddam intanto si godeva il suo successo interno ricevendo attestati di stima da parte di tutto il mondo arabo; unica eccezione lo sceicco del Kuwait che, in occasione di una parata militare per la presentazione delle divise autunno-inverno, ostentò una rigogliosa capigliatura di un vistoso biondo paglia scatenando l’ira del nervoso vicino iracheno. L’invasione del Kuwait era la logica conseguenza per Saddam che non concepiva altre risposte alle provocazioni. Io stesso cercai di convincerlo che lo sceicco kuwaitiano aveva solo voluto stuzziacarlo e che quei capelli non potevano essere suoi ma che erano chiaramente il frutto della collaborazione con estetisti anglo-americani: era ovviamente una trappola dei sevizi segreti occidentali. Lo sconsigliai inoltre di invadere il Kuwait perché con quell’azione il bulbo del Rais si sarebbe per forza di cose indebolito e il mondo arabo si sarebbe paurosamente diviso e interrogato assistendo all’improvviso declino della sua chioma. Saddam era deciso e iniziò ad ammassare truppe ai confine del Kuwait: i consulenti americani segnalarono i movimenti iracheni a Bush ma il presidente, che era stato altresì informato della situazione dei bulbi di Saddam, si disse tranquillo perché reputava quell’azione solo una mossa dimostrativa per debellare le ultime voci all’interno del palazzo che volevano Aziz in possesso di una nuova tintura color mogano ramato. Si sbagliava. In quei giorni Saddam si pettinava con una certa frequenza e anche durante un incontro con Arafat scrollò improvvisamente più volte il capo per saggiare le effettive proprietà della sua criniera: era la prova generale dell’invasione. I confini del Kuwait furono oltrepassati pochi giorni dopo tra lo stupore del mondo occidentale. Le consultazioni internazionali furono numerose e febbrili ed anche esponenti del mondo arabo invitarono Saddam a rinunciare nel suo intento lodando la lucentezza e l’equilibrio della sua criniera. Saddam era però saldo nel suo proposito: lo sceicco del Kuwait aveva una capigliatura che di diritto spettava al popolo iracheno. La reazione internazionale non si fece attendere e la guerra di liberazione del Kuwait fu brevissima, ma per qualche strano motivo Saddam Hussein non fu destituito: gli alleati decisero di lasciarlo nonostante tutto al suo posto. Secondo indiscrezioni filtrate dalla Casa Bianca, Bush non volle appoggiare il colpo di stato perché il Rais aveva ancora un tipo di cuoio capelluto adatto a favorire gli interessi americani in medio oriente. Nonostante lo smacco subito, il carisma di Saddam in Iraq era rimasto integro e nessuno osava mettere in discussione la sua leadership come dimostrano le capigliature dimesse dei suoi generali durante le riunioni del sabato sera. Ci fu un unico caso, cui assistetti personalmente, in cui un generale mostrò un paio di ciocche biondo platino al suo cospetto: senza tante cerimonie fu rapato a zero da Saddam in persona davanti a tutto il consiglio.

16 maggio 2011

Pd? Poco deodorante

Dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano una verità sconcertante.

Messi da parte gli insulti, Silvio Berlusconi si lancia finalmente in un'analisi politica ragionata dichiarando che “gli esponenti dell'opposizione non si lavano molto.” Quella che ai meno informati sembra solo l'ennesima offesa, è invece una lucida disanima. Proprio la scarsa cura del corpo starebbe dietro ad una delle gaffes più clamorose dell'opposizione. Ma non solo. La mancanza di igiene è alla base dell'ideologia stessa del partito che Veltroni volle chiamare PD: non “Partito Democratico” ma “Poco Deodorante”. La poca igiene sarebbe anche la vera causa della fuga di Rutelli. Per Rutelli, all'inizio favorevole ad una pulizia approssimativa, il partito aveva virato verso una trascuratezza ormai troppo lontana dai valori cristiani. Come conseguenza, Rutelli è andato via e ha fondato l'Api: “Aggiungiamo Più Igiene”. Ma andiamo con ordine. Nel 2009 l'assenza di 59 deputati del Pd regalò di fatto lo scudo fiscale al governo Berlusconi: tra gli assenti Franceschini, Bersani e D'Alema. Pochi sanno che i tre in realtà si incamminarono verso il Parlamento. Ecco cosa accadde. Franceschini si perse: i miasmi sprigionati dal suo alito durante uno sbadiglio innescarono una reazione chimica che diede vita ad una cappa di nebbia così fitta da non consentirgli l'orientamento. Fu ritrovato due giorni dopo in un campo di pomodori del varesotto in stato confusionale: diceva di essere il leader di un partito d'opposizione. Allertata da un tanfo ripugnante, la cuoca di una trattoria di Trastevere uscì guardinga nel vicolo adiacente alla sua cucina. Proprio in quel momento stava transitando Massimo D'Alema che...

(nella foto un gruppo di esperti seleziona i candidati dell'opposizione. Solo l'ascella che riuscirà a stordire l'esperto che le sta annusando potrà sperare nella candidatura)

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