23 dicembre 2010

Lettere dal fronte 4

Le atrocità della guerra dalla trincea del Pdl. Dal Misfatto (inserto satirico de Il Fatto Quotidiano) del 19 dicembre.

Cari genitori,

la notte che precede la battaglia decisiva sono di sentinella alla polveriera. Non è una bella nottata: molti ufficiali sanno che dopo la probabile sconfitta dovranno iniziare a cercarsi un lavoro vero. Qualcuno potrà persino essere processato per crimini compiuti prima dell'arruolamento. Come al solito, la baracca del comando è un viavai di attricette in tacchi alti e minigonna che entrano nella speranza di una carica in questo o quel comune e ne escono con la certezza di una poltrona in questo o in quell'assessorato pagando come unico dazio l'arrossamento delle rotule. Evidentemente non sanno che il giorno dopo le promesse appena ricevute rischiano di diventare aria fritta. Ma non possono saperlo perché non sono informate: in fondo a loro la politica non interessa. Ad ogni modo a me è stato ordinato di non vedere e sentire niente e nessuno, e io così faccio. Mentre nella baracca del comando non sento nessuno urlare “Dio mio, non ti fermare e quel posto è tuo!”, in lontananza vedo scivolare sulla neve una strana slitta guidata da un ometto che frusta quattro grosse renne. La slitta si avvicina rapidamente alla mia postazione; non mi sembra vero: Babbo Natale sta venendo a darci una mano per la battaglia di domani! Man mano che la slitta si avvicina noto che le renne in realtà sono quattro promotori della libertà in tenuta invernale e l'omino non è Babbo Natale ma il nostro duce in persona: Silvio Berlusconi! Mentre cerco di pensare a qualche frase intelligente da dirgli, con mio stupore mi rendo conto che Berlusconi non è diretto alla nostra trincea ma a quella nemica. Lo vedo scendere a braccia aperte e con un largo sorriso; e nessuno gli spara! Dopo qualche minuto sento urlare: “Ma per chi mi hai preso, sono incorruttibile, e poi questa cifra non mi basta per pagare il mutuo!” E poi una voce di donna: “Non sono mica una delle tue veline, non azzardarti a dare meno del triplo di quanto hai appena detto: il CEPU non campa d'aria!”. Poi altre frasi di questo tenore accompagnate da grandi risate e da bottiglie di champagne stappate a volontà. Il giorno dopo accade l'inverosimile. Mentre la battaglia infuria, il tenente Gasparri si alza sulla staccionata sventolando un libro e urlando ai nemici di leggere “L'oro di Mosca” di Cerqueti. Il nemico risponde con una pernacchia e con un “ 'a 'mbecille, se chiama Cervetti! Cerqueti commenta 'a Coppa Italia su Rai2!” Poi la vittoria. Risicata, ma pur sempre una vittoria. Il capitano La Russa festeggia masticando femori di deputati Idv, mentre Berlusconi, che ha seguito la battaglia dalla baracca del comando, si congratula personalmente con i nemici passati dalla sua parte solo poche ore prima. Poi il libretto degli assegni finisce e dà appuntamento agli altri della fila per il giorno seguente. Non so ora cosa accadrà ma è certo che, nonostante la vittoria, non sarà facile riprendersi dallo shock: non avevamo mai visto nelle mani del tenente Gasparri un libro che non fosse la guida tv.

Spero di potervi scrivere presto


il vostro figliolo

LE ALTRE DRAMMATICHE LETTERE LE TROVI QUI

3 commenti:

Ale ha detto...

buone feste

Eowyn ha detto...

anche stavolta è bello.
con le lettere dal fronte sei in fase ascendente.
mi ha sorpreso la notizia che gasparri sa leggere...

silvio di giorgio ha detto...

uhm, dici? mi fa piacere..:)
guarda, lui il libro lo sventolava soltanto eh...che sappia anche leggere è una tua illazione...